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Boschera frizzante IGT “L’atteso”

Boschera frizzante Colli Trevigiani IGT “L’atteso”

Vino frizzante a rifermentazione in bottiglia, sui lieviti.
Dal raro vitigno autoctono della pedemontana Trevigiana un colfondo vivace e versatile.

Le uve vengono raccolte e selezionate rigorosamente, immediatamente diraspate e pigiate. La macerazione a freddo di una notte consente l’estrazione di tutti gli aromi varietali caratteristici; segue la pressatura soffice delle uve, dalle quali viene estratto solo il mosto fiore, che viene fermentato a temperatura controllata.

Un lungo affinamento in anfora di terracotta per 8 mesi consente al vino di affinare e stabilizzare il suo profilo fine e persistente. In primavera, il vino viene imbottigliato e subisce la rifermentazione in bottiglia con i suoi lieviti, e rimane in affinamento per altri 4 mesi prima di essere messo in commercio, a un anno dalla vendemmia.

La permanenza sui lieviti in bottiglia consente una lunga conservazione e affinamento del vino, che mantiene un’ottima beva fino a 3 anni ed oltre dal suo imbottigliamento.

SKU: Boschera frizzante IGT “L’atteso” Category:Frizzante
  • Boschera frizzante IGT “L’atteso” IT
  • Informazioni IT

Profilo Organolettico

Colore: Giallo paglierino, con riflessi verdognoli in gioventù e più dorati con l’affinamento
Sapore: Caratteristico e tipico, agrumato e tropicale. Fresco e beverino, ulteriormente morbido se bevuto non scaraffato
Profumo: Floreale, citrino e agrumato, con note tipiche di limone maturo e arancia
Provenienza: Zona pedemontana delle Prealpi Trevigiane
Terreni: Argillosi
Alcool: 10,5% Vol.
Temperatura: 6-8° C.

L’atteso

Conservare l’eredità della nostra terra,
Darle nuova luce incoraggiandone il talento.

 

Boschera

Vitigno autoctono dell’alta trevigiana che perde le sue origini nel tempo. Coltivato soprattutto alle pendici delle prealpi nella zona di Vittorio Veneto, ad altitudini superiori ai 2-300 m slm e a ridosso delle zone boschive, è una varietà ben adattata a terreni poco profondi, scoscesi, difficili per l’elevata variabilità termica e pluviometrica che si presenta nelle diverse stagioni. È un vitigno molto rustico che è co-evoluto assieme al territorio a cui appartiene.

La sua produttività poco abbondante ne ha provocato quasi la scomparsa durante il periodo post-bellico del 900, nel quale si ricercavano varietà più produttive e più zuccherine; la sua spiccata acidità, anche a maturazione, ha sempre scoraggiato i suoi coltivatori a vinificarla come vino bianco secco. La Boschera, infatti, trova attualmente il suo più largo impiego nella produzione del Torchiato di Fregona, vino dolce ottenuto da appassimento di queste uve, dove l’acidità è bilanciata da un elevato quantitativo di zuccheri.

 

Il vino

Questa varietà è eredità di territorio e di famiglia, pertanto viene coltivata in azienda sin dalla sua fondazione. Se da sempre è stata dedicata alla produzione del Torchiato, ogni anno è stata tenuta una parte delle uve da vinificare come vino bianco secco, che ha sempre emozionato durante la fermentazione e nei primi mesi successivi per i suoi delicati e sorprendenti aromi agrumati e floreali, del tutto diversi rispetto ai bouquet di Glera, Verdiso, Incrocio Manzoni e altri vitigni a bacca bianca del nostro territorio. Di anno in anno è stata sempre maggiore la coscienza che questi aromi, col passare del tempo, venivano meno, lasciando impoverito questo vino poco corposo e spiccatamente acido.

 

L’atteso

Da qui l’esigenza di studiare, insieme agli Enologi della Giotto Consulting, il comportamento di questa varietà notoriamente ossidativa e di trovare la chiave di volta per interpretarla in chiave moderna ma al contempo pienamente identitaria e territoriale. Esprimere l’identità di un territorio significa comprendere le sue peculiarità, e raccogliere le sfide che questo presenta sapendo contare solo sugli strumenti a sua disposizione.

 

La sfida della Boschera è stata sfruttare la sua spiccata acidità e mantenere i suoi profumi per creare un unicum che potesse resistere allo scorrere del tempo.

 

L’anfora di terracotta lo strumento per domare il suo carattere ossidativo; la rifermentazione in bottiglia il metodo per valorizzare al meglio la sua naturale acidità.

 

Alla prima fermentazione in bianco condotta in acciaio a bassa temperatura è seguito l’affinamento in anfore di terracotta, nelle quali il vino ha subito un lungo elevage sulle proprie fecce fini fino alla primavera inoltrata.

 

Questo particolare metodo di vinificazione ha permesso la perfetta conservazione degli aromi caratteristici varietali, donando una base molto fresca e altrettanto aromatica, ideale per uno spumante da lunga conservazione.

 

Il vino base così ottenuto ha subito una rifermentazione in bottiglia con i propri lieviti secondo il metodo sur lie, alla quale è seguita una sosta sui lieviti di 6 mesi prima della messa in commercio, dopo un anno esatto dalla vendemmia: questo il tempo minimo necessario a questo vino affinché si realizzi la perfetta armonia tra le note floreali e agrumate al naso, l’acidità ancora sostenuta, e la grassezza data dalla fermentazione malolattica naturale unita a una lunga sosta sui lieviti.

 

“L’Atteso”, il nome di questo vino Boschera, rappresenta a pieno la pazienza e la dedizione necessarie per dare alla luce questo vino che, oltre che per il suo perlage fine e la sua unica aromaticità, sorprende per lo straordinario sapore senza tempo. Un prodotto che, dopo attese riflessioni, può finalmente esaltare i suoi talenti.

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